Coloro che hanno utilizzato la macchina negli ultimi tre mesi avranno senz’altro notato un sensibile ribasso nel prezzo della benzina: questa è una delle conseguenze del crollo del prezzo che il petrolio ha subito nell’ultimo periodo. In questo articolo mi impegno a spiegarvi le motivazioni di tale crollo.
Iniziamo con il dire che il petrolio non è tutto uguale, ma lo si può differenziare in base all’acidità, cioè al contenuto di zolfo, che varia in base alla zona di estrazione. La proporzione di solito funziona così: meno è acido un petrolio, più vale. Le 2 categorie più importanti a livello di scambi internazionali sono il BRENT e il WTI, vengono estratti il primo nel mare del nord e il secondo nel sud degli Stati Uniti. Entrambi sono petroli dolci, cioè con un contenuto di zolfo inferiore allo 0,5%. Ma sebbene il WTI sia meno acido rispetto al BRENT, il suo valore sul mercato globale è più basso. Il motivo è l’aumento esponenziale dell’estrazione di WTI registrato in America negli ultimi anni, che ha causato un eccesso di offerta ed una conseguente diminuzione del prezzo.
Il valore del petrolio nel mercato globale non dipende esclusivamente dalla sua acidità, ma molto spesso ha alle spalle ragioni di carattere politico, economico o sociale. Partendo da questo presupposto possiamo analizzare le cause del crollo registrato negli ultimi 3 mesi. L’oro nero è passato dal valere 60-70 dollari al barile il 31 dicembre ai 20-25 dollari del 31 marzo, con una perdita superiore al 60% del suo valore. La motivazione più evidente è senza dubbio l’incessante diffondersi dell’epidemia di Covid-19, che ha rallentato l’economia e per questo ha diminuito la domanda di petrolio.
Normalmente l’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), un’organizzazione composta da 14 stati esportatori di petrolio e volta al mantenerne stabile il prezzo, si sarebbe accordata con i paesi non-OPEC tra cui America e Russia per un taglio nell’estrazione finalizzato a lasciare il valore dell’oro nero immutato.
Ciò non è accaduto. Perchè?
Quando il valore del petrolio è caduto e l’OPEC ha proposto alla Russia un taglio all’estrazione di 1,5 milioni di barili giornalieri, questa si è detta contraria. Il rifiuto non è stato gradito dall’organizzazione che ha aumentato la produzione facendo crollare ulteriormente il prezzo.
Perché la Russia non era d’accordo per un taglio nell’estrazione?
La risposta a questa domanda va cercata oltre oceano. L' America negli ultimi anni ha diminuito progressivamente l’acquisto di petrolio dall’estero, passando da 12 milioni di barili importati al giorno a zero. Il motivo? L’ aumento della produzione interna di Shale Oil, un tipo di petrolio non convenzionale estratto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso. Nel 2019 l’America è riuscita ad ottenere un surplus nella produzione, cioè a produrre più petrolio di quanto ne necessitasse, così ha iniziato ad esportarlo in Europa. Secondo la multinazionale americana Bloomberg la vendita di oro nero in Europa da parte degli states sarebbe stata vista da Putin come una minaccia per l’esportazione energetica russa. Sapendo che i costi d’estrazione dello Shale Oil sono superiori rispetto a quelli del petrolio convenzionale il presidente russo avrebbe quindi deciso di non accettare la proposta dell’OPEC. Sarebbe questo ad aver provocato un crollo nel prezzo del petrolio e di conseguenza in quello dello Shale Oil, rendendone non più conveniente l’estrazione e tagliandolo fuori dal mercato.
Dal primo d’aprile c’è stata un’inversione di tendenza e sia il presidente americano che quello russo hanno manifestato la loro volontà di tagliare la produzione di petrolio per far rialzare il prezzo, ciò ha riscontrato anche la fiducia degli investitori provocando un rimbalzo nel mercato globale e portando il valore dell’oro nero sopra i 30 dollari al barile. Questo rialzo è stato cavalcato dal Fondo Sovrano Saudita (PIF), che ha investito nelle azioni di quattro delle più grandi compagnie petrolifere europee (Equinor, Total, Shell, Eni), con una spesa totale di circa un miliardo di dollari.
Il trend positivo trova vigore nell’accordo raggiunto il giorno 9 aprile tra i membri dell’OPEC e la Russia, che decidono di tagliare l’estrazione per un totale di 10 milioni di barili al giorno. Il giorno seguente, venerdì 10 aprile, si conclude la “guerra” sul prezzo del petrolio, grazie a una riunione d’emergenza del G20 conclusa con l’accordo per un taglio congiunto nell’estrazione ad opera di Russia , Stati uniti, membri dell’OPEC e Messico.
Scrittore : Federico Ruggieri
Fonti:
https://www.forextradingitalia.it/differenza-petrolio-brent-wti
https://www.ig.com/it/glossario-trading/definizione-di-opec
https://it.wikipedia.org/wiki/Olio_di_scisto
https://www.agi.it/economia/news/2020-03-10/petrolio-shale-oil-usa-in-crisi-7423754/
https://www.repubblica.it/economia/rubriche/eurobarometro/2019/10/26/news/l_america_non_ha_piu_bisogno_di_petrolio_ecco_perche_trump_volta_le_spalle_al_medio_oriente_ma_potrebbe_pentirsi-239517126/
https://www.fanpage.it/economia/coronavirus-guerra-dei-prezzi-tra-arabia-saudita-e-russia-fa-precipitare-i-titoli-del-petrolio/
https://mercati.ilsole24ore.com/materie-prime/commodities/petrolio/BRNST.IPE?refresh_ce
https://www.gazzetta.it/motori/la-mia-auto/09-03-2020/crolla-prezzo-petrolio-motivi-conseguenze-carburanti-3601574916857.shtml
https://www.money.it/Petrolio-BRENT-e-WTI-che
https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-03-07/putin-dumps-mbs-to-start-a-war-on-america-s-shale-oil-industry
https://www.ilsole24ore.com/art/petrolio-g20-storico-accordo-tagli-usa-fianco-mosca-e-riad-ADlKuZJ