Fare il tassista è estremamente costoso. Non basta avere la patente o possedere una macchina da utilizzare, bisogna comprare la licenza. Questa ha un prezzo molto variabile, a seconda del comune in cui ci troviamo e per darvi qualche piccolo numero, a Firenze arriva a costare circa 300.000 euro...
Come risolvere questa cosa permettendo un buon guadagno agli autisti e facendo risparmiare i normali cittadini bisognosi di un passaggio? La risposta nacque nel lontano 2008 durante una notte nevosa parigina, quando i due co-fondatori Travis Kalanick e Garret Campo non riuscirono a trovare un taxi.
L'iniziativa partì in California e arrivò a San Francisco nel 2011, il tutto grazie all'iniziale finanziamento ottenuto dalla famosa banca d'investimento Goldman Sachs e da Google Ventures. Uber è riuscita ad espandersi rapidamente, tanto che alla fine del 2015 aveva già festeggiato la sua miliardesima corsa, operando già in 400 città, da Abu Dhabi a Zurigo. La sua crescita frenetica è stata in parte finalizzata ad anticipare la concorrenza. Infatti è abbastanza facile lanciare, dal punto di vista tecnologico, una applicazione di "taxi-hailing" in ambito locale. Alcuni concorrenti di Uber si sono affermati rapidamente in singoli contesti regionali, come Lyft negli Stati Uniti, Didi Kuaidi in Cina, Ola in India e Grab Taxi nell'Asia sud Orientale. Nel dicembre del 2015 questi quattro concorrenti di Uber hanno concordato un'alleanza strategica, per condividere le tecnologie e offrire servizi comuni ai clienti che viaggiano da una regione all'altra.
Questo frenetico processo di crescita ha procurato numerosi problemi legali a Uber.
Ci sono almeno tre motivi per cui la strategia di Uber è spesso oggetto di discussione. Una prima ragione di polemica è dovuta, innanzitutto, al fatto che la società non assuma gli autisti, offrendo semplicemente una piattaforma tecnologica per consentire agli autisti e ai passeggeri di interagire gratuitamente tra loro. Grazie a questo gli autisti sono considerati lavoratori autonomi e la società viene così liberata da una serie di numerosi vincoli e oneri come spese di assicurazione, rispetto dei minimi salariali, riconoscimento degli straordinari e versamenti pensionistici. Questo ha certamente consentito a Uber di tagliare i prezzi del tradizionale servizio di taxi (a New York, una volta lanciata l'attività di Uber, i tradizionali taxi gialli hanno visto una diminuzione del giro d'affari del 14%).
Una seconda ragione di polemiche è rappresentata dal fatto che diventare un autista di Uber è molto più facile rispetto a ottenere la licenza di tassista. Questo ha generato un aumento dei rischi per la sicurezza, e si sono avuti addirittura casi in cui gli autisti di Uber hanno aggredito i passeggeri. Sempre nel 2015, a Delhi, un autista della società è stato condannato per aver violentato una cliente e quando è emerso che lo stupratore era già stato accusato di violenza sulle donne, Uber è stata criticata per non aver effettuato le opportune verifiche sulle referenze delle persone coinvolte nel business.
Una terza e ultima fonte di controversie deriva dalla strategia aggressiva di Uber. Il motto del team che si occupa della crescita della società è così espresso: "è più facile chiedere il perdono che il permesso". Uber ha spesso dimostrato di non preoccuparsi delle regolamentazioni stabilite dalle amministrazioni locali (queste ultime, considerate un ostacolo, sono diventate l'obiettivo di un attacco sistematico da parte della società). In Virginia (USA), un dirigente pubblico ostile è stato sommerso da e-mail e chiamate telefoniche dopo che Uber aveva diffuso il su recapito personale a tutti suoi utenti nello stato. Si ha inoltre notizia che un vicepresidente senior di Uber abbia suggerito di stanziare budget da un milione per assumere un team che scavasse nel passato e nelle relazioni personali dei reporter che avevano criticato Uber.
Durante un'accanita disputa a Portland (Oregon), il commissario dei trasporti ha definito il management di Uber "un gruppo di delinquenti".
Fonti:
-Financial Times
-Times of India
-Forbes